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Paolo Armelli

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Quando la pubblicità è controversa

Le pubblicità migliori sono quelle che catturano l’attenzione del pubblico e aiutano a costruire un’immagine positiva e definita del brand, contribuendo alla migliore comprensione possibile del messaggio che si vuole veicolare. Per fare ciò molto spesso bisogna ricorrere a idee innovative e controcorrente. A volte troppo controcorrente, però, con il risultato di creare casi di pubblicità controversa: il rischio di produrre campagne eccessivamente fuori dal comune è quello di suscitare un tipo negativo di attenzione, causando così controversie e polemiche che distolgono in toto il focus dal prodotto commercializzato per concentrarsi solo sulla pubblicità in sé e i suoi problemi. Il fatto è anche che uno spot o un’inserzione devono sì tener conto del target a cui si rivolgono, ma finiscono con l’essere visti e interpretati da un pubblico più ampio, spesso con sensibilità e criticità differenti fra loro, a volta inconciliabili.

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L'importanza del payoff

Adidas: Impossible is nothing. McDonald’s: I’m loving it. Nokia: Connecting People. Dove c’è Barilla c’è casa.

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Cos'è il marketing comportamentale

Molti di voi avranno avuto, una volta o l’altra, la sensazione che, navigando in alcuni siti, le pubblicità presenti nella pagina fossero a conoscenza dei nostri gusti o delle nostre ricerche recenti. Ovviamente non è un caso, ma si tratta di chiari esempi di marketing comportamentale, o behavioral marketing. Sul web le tecniche di targetizzazione delle inserzioni pubblicitarie si stanno facendo sempre più precise e cercano di indirizzare i contenuti agli utenti conoscendo sempre più esattamente le loro propensioni ed esigenze. In altre parole, con questo metodo la pubblicità sa cosa cerchiamo e cosa vogliamo e ce lo propone senza che dobbiamo nemmeno chiedere.

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Il Celebrity Cranding

Se da una parte il celebrity endorsement è una tecnica comunicativa di grande successo, dall’altra negli ultimi tempi sta prendendo piede una forma ancora più strutturata di coinvolgimento delle personalità famose nel mondo del marketing: il celebrity branding. Il punto di partenza è il medesimo, ovvero sfruttare il bagaglio di notorietà e di riferimenti valoriali che i vip hanno sviluppato nella loro carriera e legarli al successo di un prodotto; in questo caso, però, il nome della celebrità diventa un vero e proprio brand (spesso coprendo quello dell’azienda che effettivamente realizza il prodotto) e ciò che pubblicizza diventa quasi una parte del suo universo personale.

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I push e pull marketing nell'era dei social

Con il termine push marketing si descrivono le attività di un’azienda finalizzate a raggiungere con i propri prodotti e servizi il consumatore: ciò comprende le attività di organizzazione della distribuzione, dell'immagazzinamento, della rete commerciale, della pubblicità. In altre parole questa strategia, di impianto piuttosto tradizionale, prevede che sia l’azienda a spingere le proprie offerte commerciali nella direzione dei consumatori. Queste tecniche sono particolarmente indicate per le nuove realtà aziendali che devono far conoscere le loro novità e costruirsi una solida rete di retail oppure per quelle imprese che lavorano con prodotti ad alta commerciabilità e che quindi devono far risaltare il proprio prodotto.

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Twitter cambia il celebrity endorsement

Il celebrity endorsement è uno strumento molto efficace per far conoscere il proprio brand attraverso l’associazione alla figura di un personaggio famoso che impegna la sua immagine per far conoscere determinate realtà aziendali. Questa tecnica si rivela, salvo imprevisti, molto efficace in termini di visibilità e diffusione, e per di più oggi trova nuove fruttuose applicazioni nel campo dei social network, in particolare su Twitter.

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La pubblicità e i processi a basso coinvolgimento

Ogni nostra attività è scandita da processi cognitivi che ce la fanno impostare, gestire ed elaborare attraverso le funzioni che animano la nostra mente: ogni comportamento è frutto di un processo di elaborazione delle informazioni che riceviamo dal mondo esterno, ovviamente in modo soggettivo a seconda di predisposizione, stato d'animo, livello socioculturale ecc. Ciò vale per ogni situazione che ci sottopone a uno stimolo, dunque è un fattore molto importante anche in pubblicità. I comportamenti dei consumatori, in effetti, si originano da motivazioni individuali più o meno consapevoli, e la psicologia può  rilevare le possibili origini di questi atti di consumo.

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La memoria lunga della pubblicità

Attraverso quelle attività mentali che identifichiamo come memoria noi immagazziniamo informazioni, immagini, associazioni e sensazioni. Ogni nostra funzione, cognitiva e non, è scandita dal ricorso più o meno estensivo alle nostre riserve mnemoniche. In ambito pubblicitario tener conto dei meccanismi che influiscono ricordi e richiami mentali è fondamentale per lavorare a rendere il più efficaci possibile le inserzioni. La memoria è considerata un fattore cruciale della psicologia della pubblicità, in quanto rappresenta il primo elemento da cui innescare una comunicazione prolungata col destinatario.

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Le sfide della comunicazione sociale 2.0

Articolo pubblicato originariamente sul sito web di Espansione.

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Come e perchè registrare un marchio d'impresa

Il primo approccio che un consumatore ha con l’identificazione di un’azienda è sicuramente il suo logo. Il marchio, infatti, è un segno che permette di distinguere i prodotti o i servizi creati o distribuiti da un'impresa, da quelli delle altre imprese. Una volta che è stato soddisfatto da un determinato prodotto, il consumatore tende a ricomprarlo o riusarlo, ma per poter fare ciò deve poter distinguere facilmente fra prodotti identici o simili.

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