Il nuovo volto multicanale dell'informazione

Scritto da Paolo Armelli

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Una delle conseguenze più rilevanti della crisi economica globale attualmente in corso è sicuramente quella di aver acuito le difficoltà che il mondo dell’informazione tradizionale covava in sé già da tempo. Il sistema dei giornali cartacei così come li abbiamo sempre conosciuti sta lentamente crollando sulla spinta di notevoli problemi interni (organizzazione, sprechi, difficoltà di aggiornamento ecc.), ma soprattutto a causa delle spinte di innovazione altamente competitive che vengono dal mondo di internet.

Secondo il saggio Newsonomics di Ken Doctor (2010), negli Stati Uniti, fra il 2006 e il 2009 sono stati licenziati 16mila giornalisti, si sono persi nel mondo dell’informazione 1,6 miliardi di dollari e sono stati prodotti 828mila articoli in meno. Questi dati, oltre a essere numericamente sconcertanti, danno l’idea di un circolo vizioso preoccupante: il minor numero di lettori si traduce in meno guadagni e quindi meno investimenti, dunque i tagli e le riduzioni producono una qualità dei contenuti più limitata e ciò attira un numero ancora minore di lettori e così via. Anche l’Italia non è da meno, dato che, secondo un campione di testate analizzato dalla Fieg dal 2008 al 2011, vendite e tirature delle testate classiche sono diminuite di circa un milione di unità.

È indubbio che le abitudini degli utenti si stiano modificando radicalmente, con le attività tradizionali in genere (guardare la televisione, leggere libri o riviste, andare al cinema ecc.) in forte calo rispetto a quelle digitali (navigare su internet, ascoltare musica ecc.). Un risvolto fondamentale in questo contesto è appunto la fruizione di notizie: secondo una ricerca Eurisko del 2011, se la televisione rimane la prima scelta per quanto riguarda i mezzi d’informazione con il 56% delle preferenze, internet è subito al secondo posto con il 29% staccando di netto i quotidiani che si fermano all’8%. A ciò si può aggiungere il fatto che, secondo il nono rapporto Censis/Ucsi del luglio 2011, il mezzo più credibile dal punto di vista della qualità dell’informazione per gli italiani è proprio internet (al contrario la televisione in fatto di credibilità si piazza all’ultimo posto, appena sotto i giornali).

Questo fa sì che cambi del tutto l’arena competitiva in cui si muove il mondo dell’informazione. Il web porta via sempre più spazio ai cartacei e, in modo sempre crescente, anche alla televisione: ci troviamo di fronte ad un consumatore multicanale (ormai il 53% degli italiani lo è) che si informa sull’attualità integrando i vari mezzi di comunicazione. Vero è che su internet si legge meno (i lettori su carta si soffermano in media su 24 pagine al giorno contro l’1,4 dei lettori online) e questo crea degli scompensi ad esempio nella gestione della raccolta pubblicitaria. In ogni caso l’informazione via web significa aggiornamento in tempo reale delle notizie e possibilità di integrare più formati (scritto, audio, video); i giornali di carta si trovano dunque a dover modificare la loro funzione, se vogliono sopravvivere, in contenitori di opinioni, editoriali e di risistemazione narrativa degli eventi.

La prospettiva più probabile, comunque, è che il mondo dell’informazione vada sempre di più verso un sistema bimediale, in cui l’alternativa al web rimane la televisione. Anzi, con le esperienze del secondo schermo, delle social tv e dello streaming, i due mezzi sono destinati a integrarsi sempre di più fino a diventare la continuazione l’uno dell’altro. Mentre, in questo quadro, il giornalismo su carta è destinato probabilmente a non far più notizia.

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