La Relazione annuale dell’Agcom sulla situazione della comunicazione in Italia, presentata al Parlamento dal Presidente Angelo Marcello Cardani, dipinge uno scenario in mutamento rispetto agli anni passati. Tra le cause riscontrate c’è, senza ombra di dubbio, la grande differenziazione che si sta creando dal punto di vista dei media: il passaggio ad una multicanalità variegata ha, chiaramente, delle ripercussioni sui risultati e sui ricavi dei mezziin gioco.
A farne le spese nel 2012, infatti, sono principalmente i canali tradizionali, che assistono ad un netto calo delle entrate pubblicitarie rispetto a quelle registrate nel 2011. Il settore televisivo, nel suo complesso, subisce una flessione pari al 17,9%, fermandosi dunque a quota 3 miliardi e 467 milioni di euro. Ma non tutte le tv calano allo stesso modo, anzi, il dato saliente sta proprio nel sorpasso storico effettuato da Sky, tv a pagamento, ai danni delle rivali in chiaro RAI e Mediaset: la società di Murdoch registra la flessione minore (-1,4%) e i ricavi maggiori (2,63 miliardi), il Biscione si posiziona al secondo posto per incassi (2,49 miliardi) ma è anche quello che perde di più (-13,2%), la tv di stato, infine, raccoglie 2,34 miliardi con un calo del 7,5%.
Un quadro, questo, che delinea una progressiva discesa in confronto agli aumenti riscontrati nel 2010 e al leggero calo a cui si è assistito nel 2011. Nonostante ciò, la pubblicità rimane una grande fonte di finanziamento per la televisione, soprattutto nel caso dei gruppi che trasmettono in chiaro, dove la pubblicità continua a coprire il 42,2% delle risorse totali.
Un dato che, per quanto grave, non stupisce è quello relativo alla comunicazione su carta stampata. Il mondo editoriale ha perso complessivamente nel corso dell’ultimo anno un miliardo di euro di ricavi, metà del quale proveniente dalla pubblicità, passando da 2,649 a 2,143 miliardi. In dati percentuale, questo crollo corrisponde ad un -19,1%, media ottenuta dal -16% dei quotidiani e dal -22,4% dei periodici.
Unico dato positivo è la crescita degli investimenti pubblicitari in rete. Dalla Relazione Agcom emerge infatti che i ricavi sul web hanno subito un incremento pari al 10,3%, passando dagli 1,407 miliardi del 2011 agli 1,552 miliardi dell’anno passato.
Questo aumento risulta ancora più sorprendente se accostato alle statistiche relative alla diffusione di internet sul territorio italiano, che posizionano il nostro Paese, come affermato da Cardani, “al quarto posto in Europa nella non invidiabile classifica del numero di individui che non ha mai avuto accesso a Internet” (ovvero il 37,2% contro il 22,4 della media europea).
Si tratta, però, di una difficoltà di accesso non omogeneamente diffusa; l’Italia del web è infatti un’Italia a due velocità: da un lato c’è la popolazione che vive “ai margini della rete”, dall’altro ci sono i “nativi digitali”, giovani tra i 15 e i 19 anni (5% del totale) che considerano la connessione a internet un bene primario e sempre reperibile.