Proprio quando la televisione sembrava aver ormai inesorabilmente imboccato il viale del tramonto e gli apocalittici proclamavano la rottamazione del vecchio apparecchio in favore di smartphone e tablet, pare che l’era social abbia deciso di prendere un’altra strada: quella dell’integrazione tra la TV e le nuove tecnologie, in apparenza antagonisti inconciliabili.
Il primo passo è stato sicuramente lo sviluppo di quella che viene chiamata social tv. Termine che viene utilizzato per descrivere quella tecnologia che supporta la comunicazione e l’interazione sociale che avviene durante la trasmissione di un determinato programma tv o che fa comunque riferimento ai contenuti di quel programma. È infatti ormai nota la pratica del second screen, ovvero l’utilizzo di un tablet o uno smartphone stando di fronte alla televisione: secondo uno studio condotto da Ericsson nell’agosto 2012, il 62% degli utenti intervistati naviga sui social network con la tv accesa; ed il 25% partecipa attivamente commentando i contenuti trasmessi.
Per chiunque possegga un account Twitter, non si tratta certo di una novità; basti pensare alle valanghe di cinguettii che particolari eventi tv scatenano (come, per esempio, il Festival di Sanremo). Tuttavia, di fronte a tali premesse, l’inaspettata complementarità esistente tra televisione e social media apre un ventaglio di nuove opportunità nel campo della comunicazione e del marketing. Se n’è accorta Shazam, la compagnia inglese diventata famosa per il servizio di identificazione musicale che ha raggiunto i 300 milioni di utenti e sta ora siglando accordi con i maggiori gruppi televisivi d’Europa.
L’amministratore delegato Andrew Fisher ha infatti annunciato l’intenzione di espandere l’applicazione ai settori della pubblicità e dei contenuti tv. I primi esperimenti in materia sono stati il Superbowl 2012 negli USA e i Brit Awards in Inghilterra, durante i quali gli spettatori hanno avuto la possibilità, rispettivamente, di scaricare le canzoni dell’esibizione live e di visualizzare le biografie degli artisti in gara. In Italia, per il momento, il fenomeno è osservabile in alcuni spot, come quello la pubblicità della Vodafone che vede come protagonista Pino, il famoso pinguino. I numeri parlano chiaro: secondo le prime analisi, i contenuti extra forniti dall’applicazione nello spot di Vodafone e Shazam aumentano il tempo di attenzione dello spettatore dai classici trenta secondi televisivi a quasi cinque minuti d’interazione.
La direzione intrapresa porterà presto alla possibilità di accedere, nel giro di pochi e semplici click, all’acquisto del prodotto trasmesso in quel dato momento in televisione, sia questo un libro o l’abito indossato in un film dal nostro attore preferito. L’obiettivo di fondo consiste nella trasformazione dello smartphone in un vero e proprio mouse con cui muoversi tra i contenuti extra offerti dalla tv. In questo modo un vecchio elettrodomestico come il televisore, da diffusore di informazioni a senso unico, si evolve e diventa parte di una comunicazione bidirezionale con lo spettatore, che da passivo acquista potere decisionale e può, quindi, stabilire e selezionare la qualità dei contenuti di cui fruire.