
Uno dei passaggi obbligati sulla strada che porta a una corretta ottimizzazione dei motori di ricerca, più nota come SEO, consiste nell’abbandono definitivo di quei link detti generici, tra i quali l’intramontabile “Clicca Qui”. Il loro utilizzo nasce, oltre che in parte dalla mancanza di fantasia nella creazione di testi di ancoraggio univoci, dalla volontà di alcune società SEO di limitare l’ottimizzazione eccessiva dei profili di backlink a cui rimandano appunto questi collegamenti.
Una strategia che tuttavia ha avuto una controindicazione: i motori di ricerca come Google tendono a riconoscere questi collegamenti schematici e ripetitivi e, di conseguenza, finiscono con l’attribuire un valore in termini qualitativi più basso al sito web in questione. Vediamo dunque quattro metodi semplici per dire definitivamente basta ai link generici.
1. Sinonimi
Avete mai pensato all’utilizzo di sinonimi per attirare nuovi visitatori? Dove sta scritto che le parole efficaci sono poche e insostituibili? Affidarsi sempre agli stessi termini significa costruire un sito web ridondante, dal contenuto debole e di scarso effetto.
Il vocabolario del buon marketer deve essere soggetto ad aggiornamenti continui. L’uso di sinonimi vi permette di diversificare e intensificare il significato associato ai vosti link. Date libero sfogo alla vostra fantasia e provate a scovare le parole giuste per raggiungere più utenti possibile.
2. Co-Occurrence Link
I motori di ricerca sono in grado di valutare la coerenza di un link con il contenuto ad esso legato; ciò avviene non solo in base al testo di ancoraggio, ma anche tenendo conto dei sintagmi presenti nel testo.
Il termine co-occurrence, coniato da Bill Slawski, Presidente di SEO by the Sea, “si riferisce all’associazione di alcuni determinati sintagmi - o più precisamente, parole chiave importanti - che vengono collocati a poca distanza l’uno dall’altro.”
Per esempio, in determinati contesti, alcune parole sono più ricorrenti di altre. Prendiamo la parola “spaghetti”, spesso associata con le parole “carbonara, amatriciana, aglio e olio, allo scoglio ecc.”. L’URL in questione, sebbene non contenga il sintagma “allo scoglio”, potrebbe risultare nella SERP in caso ci fosse un numero consistente di sintagmi associati sia a “spaghetti” sia a “allo scoglio”.
3. Ancoraggi a corrispondenza parziale
Abbiamo detto che vogliamo dire basta ai link generici, ma ciò non significa trasformare ogni pulsante in un collegamento iperspecifico. Un link con la dicitura “Crociera Mediterraneo Agenzia Viaggi” è chiaramente un agglomerato di parole chiave, anzi di tag, che non funziona.
Gli utenti, ormai navigati, tendono a diffidare da questo genere di link, che dicono tutto e niente. Piuttosto, scegliete una keyword, su cui basare il vostro link, in modo che trasmetta un certo valore di qualità e univocità del contenuto ad esso collegato.
Un modo per far apparire le vostre parole chiave meno ovvie consiste nell’utilizzo degli ancoraggi a corrispondenza parziale, ovvero testi di ancoraggio che contengono almeno uno dei vostri sintagmi di parole chiave. Riprendendo l’esempio della crociera, una corrispondenza parziale potrebbe essere “Scopri il Mediterraneo con le Crociere di…”
4. Link URL come ultima spiaggia
Se vi siete spremuti le meningi ma non siete giunti a nessun risultato e non sapete a che santo votarvi, affidatevi agli URL. Non è certo una soluzione elegante, sono poco descrittivi, non trasmettono un gran valore a Google, ma sono senza dubbio più efficaci del classico - e un po’ triste - Clicca Qui.
Alle volte, questa soluzione può essere considerata accettabile. Per esempio, nel momento in cui su Redattiva cambiassimo l’URL di destinazione in cui trovare i nostri materiali scaricabili gratuitamente, dovremmo segnalarlo ai nostri lettori indicando il nuovo indirizzo nella sua forma estesa con “Visita la nostra libreria di contenuti scaricabili e completamente gratuiti al nuovo indirizzo http://www.redattiva.it/risorse/libreria/”.